Il reato, di cui all’art. 572 c.p. (maltrattamenti in famiglia), perché si configuri è necessaria una condotta abituale e reiterata nel tempo, caratterizzata da vessazioni continue. Tuttavia, non tutti i conflitti familiari rientrano automaticamente nella sfera penale. La giurisprudenza ha stabilito che anche tre episodi distinti potrebbero non integrare il requisito dell’abitualità.
Una su tutte, stabilisce che “ai fini della configurabilità del reato abituale di maltrattamenti in famiglia, è richiesto il compimento di atti che non siano sporadici e manifestazione di un atteggiamento di contingente aggressività, occorrendo una persistente azione vessatoria idonea a ledere la personalità della vittima. (Fattispecie in cui la Corte ha annullato con rinvio la sentenza di condanna emessa in relazione a tre distinti episodi di minaccia, ingiuria e percosse, posti in essere dall’imputato a distanza di tempo l’uno dall’altro ed in un arco temporale di circa undici mesi).” (Cass. Pen., Sez. VI, sent. n° 6126 del 9 ottobre 2018).
Infatti, se gli stessi sono isolati, limitati o distanti nel tempo possono rientrare in altre fattispecie di reato, come percosse (art. 581 c.p.) o minacce (art. 612 c.p.), con conseguenze meno gravi per l’imputato.
Per parlare di maltrattamenti in famiglia, è necessario dimostrare che gli atti dell’imputato abbiano creato un clima di sopraffazione e sofferenza nella presunta vittima. Tuttavia, non basta un singolo episodio: la condotta deve essere costante e reiterata.
Come difendersi in caso di accusa per maltrattamenti?
La difesa cercherà di applicare semplici e pratici principi per evitare la condanna:
La presunzione di innocenza garantisce che nessuno possa essere considerato colpevole fino a condanna definitiva.
L’onere della prova spetta all’accusa, che deve dimostrare non solo l’esistenza di episodi di violenza, ma anche il loro carattere sistematico.
La difesa può contestare la credibilità delle accuse, specialmente in situazioni di separazioni conflittuali o contesti familiari tesi, dove non è raro che vengano mosse denunce strumentali.
Il principio del ragionevole dubbio impone che, in caso di incertezza, il giudice debba pronunciarsi a favore dell’imputato.
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